La Bellezza dei Margini

“Margine è come un confine… Ma è un inizio, non è una fine. Margine non è erigere muri… Ma mano nella mano costruire futuri”

Margini

 

I posti più remoti, non tanto in termini di distanza chilometrica, ma di distanza dalla “contemporaneità”, dalle tratte più diffuse, i punti alle estremità dove non tutti hanno voglia di arrivare… I villaggi dove i bimbi corrono scalzi con meno di 10 gradi, nella nebbia; i villaggi dove le case son costruite con foglie di palma e canne, dove ti accoglie sull’uscio un nonno sdentato col machete sulla spalla e, mentre invitati a entrare si fa per varcare la soglia, ti tagliano la strada due galline spennacchiate e un maiale nero gigantesco, e quando entri nell’angolo c’è una bimba di meno di un anno adagiata su un letto di foglie di banane; i villaggi dove il direttore della scuola ti considera come il “vento che può spazzare via la fuliggine quotidiana che si adagia sui bimbi” ogni giorno…

I villaggi spersi tra le canne dei laghi, i villaggi color polvere, o sulle cime grigie dei grandi tanti vulcani… e sui confini.

Immerse nella giungla, tra i canneti lacustri, nelle piantagioni di caffè, in cima alle montagne, immerse nella nebbia, dentro le discariche di basura.

Sui bordi. Dove l’infanzia viva ai margini. Dove vivano le persone costrette a rimanere, che non possono permettersi nemmeno di mettersi in cammino per sognare un futuro migliore, al di là di un confine.

Dove nessuno riesca a coglierne l’incanto fra i margini dei loro confini, fisici e umani. Dove la nostra missione e il nostro naso rosso possa avere il suo senso più pieno: i luoghi, le persone lasciate a margine… I margini della polvere. I margini dei confini. Umanità ai margini dei margini… La loro bellezza.

È da questi pensieri che è nata l’idea di questo spettacolo, Las Maletas – La bellezza dei margini. Ed è partendo da essi che è nata la canzone “Margini”, composta e cantata da Maria Grazia Isoardi e Luca Bertaina e accompagnati dai John Way & Cosmic Blueser.

Coltivando il sorriso, in Las Maletas il naso rosso e lo spirito clown, con allegra delicatezza, tracciano la direzione come un sottilissimo filo che, racchiuso in una valigia, ben presto ci lega e non divide, e ci invita a guardare al di là del nostro limite, a toccare e allargare braccia e sguardi, per scoprire manine che hanno diritto di imparare a scrivere,  bimbi che hanno diritto di stupirsi e di sognare,  donne e uomini di domani che hanno diritto a un futuro di luce e a difenderlo con orgoglio.